Un ascesi progressiva alla scoperta delle sommità di confine tra Francia ed Italia, un lungo percorso a tratti faticoso e a tratti ardito in cui però il fascino della scoperta prevale sulla difficoltà della conquista.
Si parte da Morignòle che si attraversa passando per strette viuzze (palina e quindi tacche gialle). Si costeggiano le recinzioni di alcuni poderi, quindi si rimonta un costoncino fra cespugli e detriti fino ad un dosso arrotondato (palina). Trascurato un sentiero che prosegue dritto in discesa, verso le Granges d’Amarìne, si continua a sinistra con una serie di ripidi tornanti fra radi alberi e cespugli odorosi, seguendo sempre le tacche gialle: tagliato un sentiero orizzontale, si insiste nella salita fino a raggiungere il filo del costone divisorio fra i valloni d’Amarìne e des Bêtes, da dove appare in alto a sinistra l’ insellatura della Baisse d’Ugail con il lungo tracciato della rotabile sterrata che la raggiunge da Morignòle.
Risalito per breve tratto il costone sul filo, si ritorna verso destra, tagliando alti sul versante destro idrografico del Vallon d’Amarìne. Alternando tratti pianeggianti a qualche ripido strappo, il sentiero si porta verso la testata del vallone, quindi risale ripido un selvaggio bosco di conifere. Lasciato a destra un bivio per le vicine Granges Sprugue e la Roche Falconàire (cartello in legno), si prosegue in salita ancora per un buon tratto quindi, tagliando un ultimo pendio fra bosco più rado, si esce sugli ultimi prati che immettono alla Baisse de la Crousèta.
Trascurato il sentiero che, a sinistra, scende dolcemente verso la Baisse d’Ugail , si prosegue a destra, lungo l’ampio crinale, con belle vedute sul Monte Saccarello. Nell’attraversamento di alcune ampie radure il sentiero sembra perdersi fra le alte erbe e le rigogliose ortiche, ma rimanendo vicini al crinale lo si ritrova sempre. Con marcia un po’ infastidita dalla vegetazione, ci si porta ora sul versante di Réfrèi: presso un dosso fra gli alberi si incontra una costruzione militare e due evidenti imbocchi di gallerie sotterranee: si tratta dell’incompiuto Fort de la Crousèta .
Dal forte si prosegue per poche decine di metri su una vecchia carrareccia inerbita, poi si svolta decisamente a destra per seguire un sentierino che si inoltra nel lariceto (segno giallo su un tronco poco oltre lo stacco del sentiero). Con piacevole percorso a mezza costa, ancora una volta sul versante di Réfrèi, si prosegue nel pittoresco bosco e, con alcune serpentine su un dosso erboso, si giunge ad un’ampia, bellissima radura. Qui il sentiero scompare nell’erba, ed è il punto dove è più facile perderlo: non si deve attraversare la radura , ma proseguire a destra, in decisa salita: in questo tratto il sentiero manca, ma se ne ritrova traccia in alto a destra, mentre con una diagonale nel rado bosco raggiunge un panoramico poggio erboso sul filo del crinale.
Si insiste lungo il crinale, ancora per un tratto erboso, seguendo alcuni evidenti ometti di sassi. Quando ricominciano i larici, tracce e segni di passaggio spariscono, e bisogna continuare per un tratto fra gli alberi, su vaghissime tracce, cercando di mantenersi il più possibile sul filo del crinale. Superato un grosso masso caratteristico sulla destra, si prosegue su terreno più comodo: ormai su terreno aperto di erba e detriti, si incontra una traccia più marcata (ometti e frecce rosse sbiadite) che con numerosi tornanti risale il lungo costolone ovest del Monte Bertrand. Con tortuoso percorso, il sentierino supera facilmente le basse fasce rocciose che caratterizzano questo versante della montagna, raggiungendo prima una marcata spalla e poi il vasto cupolone arrotondato dell’anticima Ovest (ometto). Con percorso meno ripido, prima per un pendio sassoso e poi per gli ultimi prati, si guadagna l’ampia sommità del Monte Bertrand, dove sorge una grande croce metallica ed un piloncino in cemento. Stupendo panorama che va dalle Alpi Liguri alle Marittime, e sulle grandi vallate del Tanaro e della Roya.
Dalla cima si segue verso destra la cresta sud della montagna: dopo un tratto pressoché pianeggiante, questa inizia a scendere decisamente verso l’ampia insellatura della Colla Rossa. All’inizio si rimane sul filo: mentre a destra ampi e ripidi pendii erbosi scendono in territorio francese, sul lato italiano dirupati salti rocciosi raggiungono l’inizio del meraviglioso Bosco delle Navette, splendido lariceto che riveste quasi per intero il Vallone di Upega. Quando il filo diventa roccioso ed esposto, gli ometti guidano a destra, in ripida discesa, per un pendio di erba e roccette (attenzione) fino ad un ripiano erboso alla base delle rocce della cresta. Qui, attraverso una comodissima e larga cengia, si traversa quasi in piano fino ad una verde conca, fra prati e radi larici. Si scende lungo una ripida valletta erbosa (tracce), quindi si traversa ancora un pendio alla base di alcuni dirupi e ci si porta sugli ampi e dolci dossi erbosi che costituiscono il crinale Tanaro-Roya. Raggiunto un cippo confinario, si scende a sinistra (tracce) in un’ampia conca e, proseguendo per prati e rododendri, si va ad intercettare l’ampia mulattiera di crinale proveniente dal lontano Passo di Tanarello presso un evidente ometto. Seguendo praticamente in piano la mulattiera, si aggira un dosso e si raggiungono i vasti tavolati erbosi e le paline presso il valico della Colla Rossa .
Trascurate le tracce che proseguono lungo il crinale (verso la Cima Missun e il Passo di Tanarèllo) e a sinistra verso Ùpega, si raggiungono i ruderi di un gias situato su una spalla erbosa che si affaccia sul versante francese: qui si rinviene l’incerto tracciato dell’antica mulattiera, segnalata con saltuari bolli gialli, che si manterrà costantemente sulla destra idrografica del Vallon Ciagé. Con un paio di tornanti la traccia scende a fianco di un impluvio di terriccio rossastro, poi lo attraversa verso destra, subito a valle di una bassa fascia rocciosa. Prosegue quindi praticamente pianeggiante, tagliando orizzontalmente i vasti e ripidissimi pendii erbosi alla testata del vallone. In questo tratto la traccia è particolarmente labile, quasi una pista di mucche. Si incontra uno sbiadito bollo giallo su una roccia, oltre il quale i segni di passaggio si fanno ancora più incerti: a questo punto conviene smettere di traversare e calarsi direttamente per i ripidi prati, eseguendo una lenta diagonale verso destra, in direzione di un evidente impluvio in corrispondenza di un ripido vallonetto discendente dalla cresta sommitale del Monte Bertrand. Dopo aver perso sensibilmente dislivello si ritrova, poco prima del rio che incide il vallonetto, la traccia della mulattiera, che traversa nuovamente pianeggiante verso destra: insieme alla traccia, si ritrovano anche i segni gialli, che tranquillizzano sul fatto di essere sul giusto percorso. Proseguendo a tagliare orizzontalmente i ripidi pendii erbosi, si attraversa un altro piccolo rio (possibilità di approvvigionarsi d’acqua), quindi si prosegue in leggera salita a mezza costa fino a portarsi su una spalla erbosa dove si trova una palina, avvistabile già da lontano (1987 m).
Dalla spalla si continua traversando a lungo a mezza costa per labili tracce, rimanendo altissimi rispetto al fondo del profondo avvallamento e cercando di non perdere di vista per troppo tempo i segni gialli, spesso semi-nascosti dalle alte erbe: raggiunto il costone divisorio fra i valloni de Stroup e d’Amarìne (pascoli di Chambeuil), si scende lungo l’ampio dorso erboso in direzione di un ripiano pascolivo con un albero isolato. In questo tratto aiutano ad orientarsi anche alcune caserecce segnalazioni, costituite da piccole fettucce viola legate a bassi arbusti: scendendo nella conca erbosa, infatti, le tracce scompaiono nuovamente, e solo grazie a queste estemporanee (e non si sa quanto durature) segnalazioni si riesce ad individuare la giusta direzione da seguire. Sempre tendendo a destra, si continua a scendere per il costone erboso, poi si taglia con più decisione verso destra per un pendio cosparso di massi e radi alberi. Oltre un tratto dove le tracce di sentiero sono nuovamente visibili, queste nuovamente scompaiono in corrispondenza di un ripido pendio sovrastato da alcune basse paretine. Si scende allora direttamente il pendio per una cinquantina di metri, fino ad incontrare nuovamente una traccia evidente, e dove ricompaiono i segni gialli. Seguendo la traccia verso destra, si taglia dall’alto una conca erbosa dove sorgono i ruderi della Bergerie de Chambeuil quindi, con alcuni tornanti, si scende ad un colletto erboso da dove comincia il bosco. Con altri tornanti si prosegue su sentiero finalmente evidente fino ad una palina presso un bivio (1600 m circa, h 1,30 dalla Colla Rossa, paline): lasciando a sinistra il sentiero che raggiunge la Bergerie de Chambeuil e prosegue poi per la Bergerie de la Mula ed il Col de Touana, si continua a scendere con una serie di serpentine nel folto degli alberi.
Più in basso il bosco si fa meno fitto, e per un tratto appaiono nel fondovalle le case di Morignole: superato un curioso ometto, il sentiero taglia per pendii erbosi verso sinistra fino a raggiungere un costone alberato (Peug de Greuge). Si percorre il costone sul filo per un breve tratto, quindi si svolta decisamente a sinistra e si discende con un paio di serpentine un assolato pendio cespuglioso sulla destra idrografica del Vallon de Teilla. Si taglia nuovamente a mezzacosta verso sinistra, alti sul fondo del vallone, quindi si perde quota lungamente ancora sulla sua destra idrografica fra radi alberi, rocce e cespugli. Raggiunti i ruderi di una piccola borgata presso lo sbocco inferiore del vallone, si prosegue pianeggiando brevemente nel fitto bosco fino a un moderno ponte ad arco che consente finalmente di raggiungere le case di Morignòle: una breve salita e poi una discesa fra i vicoletti della borgata e si esce infine sulla strada asfaltata, presso il ponte all’ingresso del villaggio .
Notizie Logistiche: Itinerario lungo ma affascinante la cui discesa si sviluppa su tracce di sentiero ormai perduto. Difficoltà: EEA( Escursionisti Esperti dotati di buon allenamento). Dislivello:1500 mt c.a Durata: 8h30.
Ritrovo: ore 7,15 al Bar Gasoline di Olivetta San Michele. Partenza ore 8 da Morignole.
Equipaggiamento: Scarponcini dotati di buona suola, pantaloni lunghi, giacca a vento, 1 litro e mezza d’acqua, ki way o mantella. Pranzo al Sacco. Quota di Partecipazione: 10 euro. Prenotazioni entro le ore 19,00 del giorno precedente l’escursione.
Info e Contatti: Jack in The Green( guida ambientale-esscursionistica: tel 3341217884/3291512290)